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SENZA RETE

Caparbietà e “fare insieme” per un quartiere

Martina tu ti occupi di volontariato e associazionismo, di persone che scelgono di “fare insieme” per “fare meglio”. Se ti chiediamo di pensare ad un’alleanza che nasce da un “senza” cosa ti viene in mente?

Get Up!

Era il 2014 quando chiude il centro di aggregazione giovanile del quartiere San Domenico di Udine. Quello era il luogo di aggregazione di diversi ragazzi dai 6 ai 25 anni che vivevano quel luogo come spazio di relazione e socializzazione, forse come unico spazio di interazione sana con la realtà.
È una di quelle storie che poteva andare a finire male, di quelle che avrebbero commentato: “Eh cosa ci vuoi fare? Il comune ha chiuso, noi non possiamo farci niente”. A volte ci fa comodo pensarla così e rinchiuderci nei nostri “non abbiamo potuto fare niente, è colpa di…”.
Invece ci hanno stupito dei ragazzi molto giovani – erano in sette – che a questa cosa non ci sono stati e hanno iniziato a raccogliere soldi per poter mantenere in vita quello spazio che era il loro, quel modo di stare che apparteneva loro e che dava risposte di senso ad altri coetanei. 

Di quale “senza” stiamo parlando?

Senza spazio fuori, spazio ormai diventato familiare, senza valvola di sfogo dalle difficoltà familiari.

Com’è andata?

Loro non immaginavano come sarebbe potuta andare a finire ma ci credevano. Dopo meno di un anno quei ragazzi, capeggiati da una cocciuta ragazzina – ormai donna – di nome Mery, decidono di dare dignità allo spazio che avevano ricucito con l’aiuto di tanti e si organizzano nell’Associazione di promozione sociale GET UP –  rialzati – nome che hanno dato al centro di aggregazione. 

Mai ce l’avrebbero fatta da soli: sono state tante le persone, le realtà coraggiose che hanno voluto investire competenze, tempo, risorse, pazienza e ascolto per dare supporto e aiuto anche quando tutto sembrava remare contro. In primis va citato il Comitato Arci di Udine, il gruppo di Libera Udine con il relativo presidio studentesco, tanti educatori ed educatrici che li avevano accompagnati per mano fino ad un attimo prima e che ora camminavano con loro, a fianco. Tante persone che sono diventate amici, supporto umano, sostegno emotivo, gambe e occhi con cui avere la lungimiranza di osare e sognare.

Senza formazione e competenze si attrezzano affidando a degli educatori la gestione del centro e iniziano a studiare, per poterlo trasformare nell’opportunità di un lavoro. Desiderare di mantenere uno spazio e pensare di poterlo far diventare un lavoro per sé e per molti altri. Questo avranno pensato? Non lo so ma è questo che è diventato. Hanno cercato di guadagnarsi la fiducia di quella comunità che li ha visti crescere e se la sono costruita, tant’è che un illuminato rigido dirigente scolastico ha dato loro la possibilità di gestire un doposcuola per bambini e ragazzi.

C’è stata una ristrutturazione. Grazie ad un progetto con SAVE THE CHILDREN, l’alleanza con la scuola Tiepolo, UISP FVG, il Comune di Udine e la comunità tutta hanno accompagnato e realizzato lo spazio Punto Luce, che offre spazi didattici e ludici ai minori del quartiere proprio all’interno della scuola.  Spazi delle scuole aperti ai cittadini.

Qual è stata la chiave secondo te?

Senza alleanze si rimane sterili, con alleanze ci si trasforma e si costruiscono basi solide e importanti per il territorio in cui si vive.

La scuola è una degli alleati. Get Up, Punto Luce in Rete, non possono incrociare tutti i bisogni, non possono rispondere a tutte le famiglie di un quartiere fatto di tanti anziani ma anche di famiglie immigrate e di famiglie che per diversi motivi soffrono di emarginazione e di difficoltà economiche.

Non si può stare senza alleati come la Parrocchia di San Domenico con Don Saccavino. Lui l’orecchio e il cuore l’ha sempre tenuto in ascolto, conosce la fragilità e la bellezza di quel quartiere ricco di strutture, un concentrato di realtà che si occupano di disabilità come quella della Comunità “Piergiorgio” o di giovani stranieri ospiti di Casa Immacolata”. 

Non si può dire che quel territorio sia senza antenne sociali.

Quel quartiere è senza sosta, con prospettive e desideri di solidarietà. 

Cos’è successo con l’arrivo del Covid-19?

Il Punto Luce in Rete, prima aperto solo alcuni giorni, diventa luogo di sostegno anche per i genitori, tutti i giorni.

Poi improvvisamente la vicinanza non può più essere fisica e alcune famiglie si ritrovano senza rete, parlo di quella tecnologica stavolta. Nascono nuove domande: come stanno i bambini ora che non si possono guardare e abbracciare? Se non hanno internet come possono stare vicini ai loro compagni? Come sono le giornate senza scuola, senza la possibilità di spaziare con la mente e sognare mondi altri e diversi?

Si ripete la vecchia storia: ora sono quei bambini a essere senza spazio per fare i compiti e per giocare. 

Ma ormai Get Up è attrezzata, o quasi. C’è alleanza e consapevolezza che la rete creata possa fare la differenza e che quei bambini non possono essere lasciati soli. 

Partono le telefonate alle famiglie, il sostegno ai ragazzi che si sono visti sconvolgere le relazioni amicali, i video della campagna #culturavirale, il supporto educativo ai genitori. Si danno risposte concrete alla mancanza di internet monitorando i bisogni delle famiglie insieme alla Parrocchia e alle assistenti sociali del Comune.

Perché hai scelto di raccontarci questa rete?

Le persone coinvolte hanno sperimentato diversi “senza” nella loro storia, li hanno vissuti nei pensieri e nelle mani. Sono cresciuti, diventati grandi, e ora sono così impegnati che non hanno il tempo di scrivere quello che di importante stanno facendo. Sentivo di voler fare la mia parte, di raccontarvelo con stima, come fossi la loro penna.

Animatrice socio – culturale, facilitatrice del lavoro sociale, esperta di metodologie autobiografiche, narratrice per passione, amante delle storie “piccole”. I miei compagni delle medie e superiori forse dicevano di me che ero una sfigata o la classica brava ragazza: poi ho smesso io di crederlo. Ho diversi libri sul comodino, alcuni mai letti completamente, altri con il desiderio di rileggerli. Quindi nel mio ordine almeno sette otto, tra cui Missiroli e la Pinkola Estés. Domani vorrei viaggiare in un altro continente o semplicemente uscire di casa.