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Senza uscita

Piano terra

Questa è la storia di una piccola magia.

Un anonimo e grigio condominio in un angolo di periferia al nord.

Un contemporaneo albero della vita di cemento e ruggine.

L’esistenza di tre donne, tre generazioni diverse, che per uno strano scherzo del destino si trovarono vicine e in qualche modo unite da un filo invisibile.

È un miracolo spalmato nel tempo. Un dipinto di quasi un secolo, dove l’artista in cerca dell’immagine più potente ha trovato finalmente il suo momento perfetto.

Oggi la loro vita è sconvolta da una nuova guerra. Nessun aereo sopra la testa, nessun soldato dietro la porta, nessun boato di bomba. Il nemico ora è silenzioso. Infinitamente piccolo e leggero. Vola nell’aria, si insidia sui materiali. Aspetta una piccola distrazione e poi entra dentro di te. Mette su casa, cresce e ti porta via prima l’aria, poi le forze. Se sei debole si porta via tutto.

Corre l’anno 2020 sul pianeta Terra. L’invasore si chiama Covid-19. Dicono che è nato in Oriente, migliaia di chilometri lontano. Ma è veloce e ha viaggiato ovunque. E ora è qui.

Unico modo per combatterlo? L’isolamento. Ed è proprio questo che i governi di tutto il mondo stanno pregando di fare. Restate a casa, dicono.

E qui, tra furbetti che evadono col buio e famiglie che perdono i loro cari, la parola Libertà viene messa per la prima volta sul tavolo, sotto la luce. Come se fino ad ora, nel mondo occidentale, fosse stata solo cielo e deserto dentro un poster. Un vecchio album di ricordi di un viaggio chiuso in un armadio. Una statua sul fiume Hudson fuori New York.

Quante volte gridiamo, discutiamo, combattiamo crociate in suo nome. Ci riempiamo la bocca del suo significato senza essere in grado di spiegarlo, assimilarlo, capirlo. Aquila o canarino, bambino siriano o figlio di un benestante milanese, la prospettiva cambia.

Parlavo di magia all’inizio, sì.

Perché in questo sobborgo dove è scesa la paura come un mantello nero a porre nuove domande, tre regine hanno reagito. Hanno aperto occhi e cuore al nemico e, lottando, hanno veramente compreso cosa vuol dire essere libere.

E come tanti anni fa, in una notte buia e tempestosa, isolata e costretta in casa, Mary Shelley partorì il suo capolavoro Frankenstein, qui in questo piccolo angolo dimenticato da Dio, il coraggio si fece donna e il mostro fu affrontato a viso aperto, senza timore.

 

Piano terra – Le radici dell’albero – L’infanzia

 

Mi chiamo Giulia, ho quattro anni e mezzo e da qualche giorno sono molto felice. Non capisco perfettamente cosa sia successo nel mondo. Qualcosa di grosso credo. Gli occhi della mamma sono sempre grandi e preoccupati.

Io sto bene ma non posso andare all’asilo, dicono che fuori giri qualcosa di cattivo.

Me lo ha spiegato Andrea, il mio compagno di banco. Dice che è arrivato un orco invisibile da lontano e che se ti trova in giro ti mangia. Io non gli credo. Ma chissà, meglio non rischiare.

Dicevo, sono tanto contenta.

Il papà è tornato a casa. Credo abbia fatto pace con la mamma e ora possiamo di nuovo essere una famiglia vera. Lui dorme sul divano, non in camera con noi, ma è per controllare che non entri nessuno. Per proteggerci.

Lo sento anche litigare al telefono e piangere. Dice che il negozio dove lavora è chiuso. Io spero per tanto tempo perché è bello svegliarsi e correre sul divano da lui in pigiama e giocare a fare la lotta.

In TV non posso mai vedere i cartoni animati perché ci sono sempre uomini grandi e seri che parlano. Dottori con delle buffe maschere che contano numeri.

Ho ripreso a fare grandi disegni di arcobaleni e nuvole che sorridono, mi aiuta la mamma. Ne abbiamo messo anche uno sulla finestra e papà ha fatto una foto per Feisbuc.

Se esiste, a me questo mostro non fa paura. Anzi, è diventato un amico. Lo so che non posso andare a giocare in cortile, che non vedo la maestra Luisa, che non posso mettere i pattini in garage. Ma non mi sono mai sentita meglio di così. Libera e protetta.

E quando mi addormento la sera, in mezzo a papà e mamma nel lettino, con le favole che mi raccontano e quella frase che sento sempre “ANDRÀ TUTTO BENE”, io sono felice.

Tra le braccia di chi ti vuole bene, è il posto più sicuro del mondo. Non credi?

Grazie mostro con la corona.

Giulia

Nato a Cividale del Friuli nel 1980. Diplomato in elettrotecnica trovo impiego come antennista a Udine. Del mio lavoro adoro vedere le cose dall'alto e avere come ufficio il tetto e il cielo. Amo scrivere poesie d'amore e storie, per cercare di capirmi meglio. Avrei voluto studiare altro, laurearmi in filosofia e magari vincere Wimbledon. I miei compagni di scuola dicevano che ero un buon ascoltatore ma con il cognome lungo e impronunciabile. Sul comodino ho la biografia di Andre Agassi “Open”, una raccolta di poesie di Bukowski e “Aspro e dolce” di Mauro Corona. Domani vorrei veder pubblicato il mio libro e giocare un'oretta a tennis con Federer.