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Liberi passi

Quello di cui è bello e doveroso parlare oggi è da dove siamo partiti, visto che non siamo ancora arrivati. E per farlo bisogna tornare agli inizi degli anni novanta, al 1992-93 per la precisione, quando Cosa Nostra ha deciso che bisognava passare alle maniere forti; e lo ha fatto con autobombe contro politici e magistrati, contro civili. Nessuno di noi universitari di oggi era nato all’epoca, ma abbiamo avuto modo di conoscere attraverso racconti, letture e testimonianze cosa è successo a Falcone, Borsellino, Salvo Lima e tanti altri. 

Da questo contesto così difficile è nata l’idea di accorpare associazioni come Arci, Cigl, Gruppo Abele, Fuci, Acli, Legambiente, dando vita a Libera, associazioni, nomi e numeri contro la mafia. Presieduta da Don Luigi Ciotti, fondata ufficialmente il 25 marzo 1995, la nascente associazione si prefiggeva l’obiettivo di costruire una rete sociale, culturale e politica che si contrapponesse all’altra rete, quella che ha catturato migliaia di persone innocenti, la Mafia. Libera si è fatta conoscere subito grazie alla proposta di legge popolare presentata con oltre un milione di firme, che chiedeva che i beni confiscati alla mafia fossero riutilizzati per fini socialmente utili, approvata in Parlamento nel 1996 (legge 109/96).

Il processo si è reso necessario perché erano anni di grande paura: va reso merito a chi ha saputo reggere la candela del coraggio e ha compreso che senza unione non solo ne sarebbero usciti sconfitti tutti, ma non ci sarebbe stata nemmeno la possibilità di lottare.

I passi successivi sono tanti e significativi: nello stesso anno si svolge la prima Giornata della Memoria e dell’Impegno, durante la quale si sfila in corteo e, all’arrivo nella piazza principale, si leggono gli oltre mille nomi delle vittime innocenti di mafia; nel 1997 Libera riferisce al Parlamento Europeo nell’ambito della Risoluzione sul piano d’azione contro la criminalità organizzata; nel ’99 Libera ed il Ministero della Pubblica Istruzione iniziano a collaborare, mentre il nuovo millennio si apre con la partecipazione alla I Conferenza mondiale dell’ONU sulla criminalità organizzata, tenutasi a Palermo.

Da qui è una maratona, non sembra nemmeno di essere in salita, Libera corre forte sulla via della legalità e sfrutta la sua voce anche per uscire dall’argomento mafie. Nel 2013 lancia tre importanti campagne: “Illuminiamo la salute”, “Io riattivo il lavoro” e “Miseria ladra”; nel 2010 arriva addirittura in America Latina con la fondazione di ALAS. A metà anni ’90 un’associazione di associazioni nasceva nella sede della CGIL romana e in meno di vent’anni la battaglia viene spostata a livello globale!

E noi? Il Presidio Universitario “Marcella di Levrano” è composto da studenti del corso di Scienze Internazionali e Diplomatiche del polo goriziano, volenteroso di aprirsi a tutti quanti si sentano di condividere le nostre istanze; da due anni, dalla nostra costituzione ufficiale, siamo molto cresciuti, abbiamo aderito a progetti significativi, partecipato a Giornate della memoria e agli Stati Generali dell’antimafia, passando per Contromafie; potendo contare sull’esperienza di vita di giovani da tutto lo Stivale, da Trento a Bari, con le nostre differenze e i nostri spunti individuali, vorremmo lanciare la collettività, informare sulle mafie al Nordest, diffondere la voce della legalità tramite formazioni, cineforum, banchetti, spettacoli teatrali.

Ruolo bellissimo e necessario è ricoperto dalla memoria, che è parte fondante dell’associazione e quindi anche del nostro Presidio: ogni anno abbiamo il piacere di ospitare Marisa, madre della vittima di mafia al quale il nostro Presidio è intitolato, che puntualmente ci ricorda perché ci schieriamo, portando una carica emotiva necessaria per continuare sulla nostra strada.

Abbiamo progetti, reali e vividi, che ci vedono attivi sul nostro territorio: sin dalla nostra costituzione come presidio, abbiamo preso l’impegno di presenziare nelle scuole della Provincia per diffondere la cultura della legalità, spiegare cos’è la mafia e come si combatte nel quotidiano; vogliamo lottare contro l’atteggiamento mafioso diffuso, che rischia di passare sotto traccia ad un occhio poco attento.

Un’altra sfida che ci siamo posti, che abbiamo confermato anche per quest’anno, è quella di andare nel carcere goriziano, inizialmente per giocare a pallavolo con i detenuti: l’obiettivo è quello di istituire un rapporto di reciproca fiducia così da poter discutere, in un futuro sempre più prossimo, di legalità, anche con chi dalla legalità era uscito.

Oltre a questi progetti, abbiamo dei sogni. Ognuno ha il suo, anche se camminiamo insieme: il mio è quello di continuare a porci al fianco dei più deboli di questa società che viaggia a velocità così diverse; sento la necessità di rallentare, di dedicare il nostro tempo a chi è fuori da una società che tende ad essere esclusiva; dobbiamo puntare a diffondere una cultura della legalità nelle fasce più deboli, che proprio da questa legalità sono più propense ad uscire per gli abusi dei più prepotenti.

Non possiamo esimerci dall’essere vicini ai ragazzi, a chi ha meno, a chi è in carcere, a chi arriva in maniera irregolare, a chi è sfruttato, a chi soffre. Per noi è infatti vitale che la voce di chi ha bisogno sia ascoltata, cerchiamo di fare rete, collaborando con i Presidi della regione e con vari enti della realtà locale quali S.O.S. Rosa, associazione Rime, Mongolfiere Tascabili, Fabriqa23, gli scout, il CSM, chiunque ci offra una mano per camminare insieme!

L’antimafia sociale riparta dagli ultimi.

Millennial e cittadino europeo, dalla Liguria e dal mare fino a Gorizia per studiare. Mi piace andare in barca, cucinare, discutere; amo viaggiare, leggere e ascoltare musica (da Guccini a Salmo, passando per Jovanotti). Credo nell'impegno quotidiano e nel valore di diritti umani inalienabili, che porto avanti con Libera, Amnesty, Emergency, sperando di fare la mia parte. I miei compagni di scuola dicevano di me... "come fai a stare tranquillo se non hai studiato?". Me lo dicono ancora. I libri che ho sul comodino sono Fahrenheit 451 e Avevamo ragione noi! Storie di ragazzi a Genova 2001 Domani vorrei aprire lo zaino e trovare un biglietto aereo. Andata, e ritorno.