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Cronaca dalla prima linea

Fase 3 – Dove andiamo

E adesso cosa si fa? Si può andare o no? Covid no covid, covid no covid… dove andiamo? Ma con la mascherina o senza? Che strana sensazione. Come poterla descrivere, raccontandone il sentimento, l’essenza.

Forse così: “La favola fa uno scoppio e si ritorna indietro ai tempi bui; tutto si dovrà ricostruire. Ricreare una favola è sempre possibile, perché può essere anche finzione e bugia, ma qui si parla di vita vera, anzi una vita da favola”, è la decisa ammissione di Carlo Fiorin. Sì, “si rompe in mille pezzi, ma se ne vanno via anche gli incubi” aggiunge Simone De Meo, e “rimane il ricordo di tante fiabe che mia mamma mi raccontava, prima di andare a dormire, quando ero piccolo”.

Che dire, il respiro forse adesso è più leggero.

“Lo posso dire anch’io – aggiunge Michele Coral – la favola fa uno scoppio e tutto quello che volevo davvero prima di dormire scorre limpido, come una visione nel mio sonno. Divento più forte, si elimina tutto il peccato ritornato dal passato”.

In qualche modo la tessitura del quotidiano si rattoppa, trova nuova tensione e dura, senza cedere al tempo che arriva.

Rimangono le cose semplici e necessarie: “So contare fino a dieci, e poi invento altri numeri per spingermi oltre ad ogni possibile aspettativa – mette nero su bianco Erik Abruscato – così vedo meglio anche le tre cose che stanno dietro ad ogni albero. Il futuro, una nuova vita, l’infinito”.

E così ci si trova. Con una penna e un foglio di carta, a cercare una geografia di parole per dire di questi strani giorni, di questi strani mesi. E un po’ alla volta si diventa una vicinanza più prossima a se stessi e agli altri. Si sperimenta un laboratorio di scrittura creativa, un’ora alla settimana, dove inventare “Le parole libere”…

“Le parole libere si mettono al sole, si abbronzano e si fanno belle per l’estate – si è accorto Maksimilian Scoletta – e quando sono di fronte alla luna ne esplorano il lato oscuro, con nelle orecchie i Pink Floyd”.

“Sì, le parole libere scelgono la punteggiatura e gli argomenti – scrive David De Carli – mettono in risalto qualsiasi pensiero. Non trovano fine, hanno sempre qualche cosa nuova da dire. Al sole vorrebbero spogliarsi, per togliersi di dosso i loro abiti pesanti”.

E in più, fa notare Patrizia Sfiligoi, “le parole libere vedono il buio, e tanti puntini che sono un possibile qualcuno, incontrato durante il giorno. Fanno sognare chi le scrive, esprimono tutto quello che hai dentro, e che non si vede dal di fuori. Un pensiero, un ideale, uno stile di vita. Che ti fa alzare la mattina e addormentare la sera”.

Ma forse ci possiamo fermare qui. Assieme a Mery Luz. “Le parole libere sanno chiudere gli occhi”.

Laboratorio di scrittura creativa nato dieci anni fa, organizzato e promosso dalla cooperativa sociale Aesontius di Gorizia, che si tiene ogni venerdì in via Vittorio Veneto 162 a Gorizia. Dieci anni di incontri e confronti, dialogo e discussione, scritture e letture. E collaborazioni con scrittori, poeti ed artisti del Friuli Venezia Giulia. Con partecipazioni al festival èStoria ed Aeson. Da tre anni dal laboratorio è nato “La prima parola”, corso di scrittura creativa con gli artisti, giunto alla sua terza edizione. Aperto alla cittadinanza, il corso si tiene presso la galleria d’arte Prologo di Gorizia, ed è fatto in collaborazione con l’omonima associazione culturale, e con il contributo della Fondazione Carigo. Attualmente, il laboratorio “Le Parole Libere” è curato da Giovanni Fierro e Francesca Ieroncic.