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Un anno per una città

Vulcano (pseudonimo) è un uomo sulla cinquantina che qualcuno di noi ha conosciuto nella residenza protetta di una città. Spesso è sicuro di essere arrivato sulla terra da un altro pianeta, Vulcano appunto, e di avere grossi problemi con le abitudini del genere umano. Tutto sommato, pianeta a parte, ci sembra una sensazione largamente condivisa. Un’altra cosa di cui si sente convinto è che la moka sia una creatura vivente, magica, con un’anima e una sensibilità del tutto proprie: ogni giorno si sacrifica sul fuoco per regalarci il piacere del caffè e per questa ragione va rispettata in un delicato silenzio che Vulcano è pronto a difendere a qualsiasi costo. Va riempita con cura, nel modo giusto, in un tempo lento che non dimentica con chi ha a che fare.

Struscio (altro pseudonimo) è un uomo molto più giovane che vive con la compagna e la figlia poco lontano dal quartiere di Vulcano. È un grafico. Un giorno ci ha raccontato che alcuni studi dimostrano in maniera lampante quanto le pause caffè, nelle aziende o nei meeting, rappresentino il momento di maggior coesione e creatività per le équipe di lavoro. Senza ombra di dubbio. È convinto che di queste evidenze vada tenuto conto e che dimenticarsene, per abitudine o forma, sia un gran peccato.

Rosa (pseudonimo anche questo) ha 44 anni, fa il tecnico di laboratorio e abita in periferia. Ha passato anni complicati, per un cancro da cui è guarita, e ora il numero crescente di tamponi da esaminare rende il suo lavoro particolarmente stancante. Quando va al mare con le sue amiche porta per tutte un termos di caffè, piccole confezioni di panna per macchiarlo, bicchierini di carta, zucchero e palette. A vedere la luce del sole nel tardo pomeriggio, quando si mescola con il colore del mare e il sapore del caffè nella bocca, si sente in pace e riposa.

 

Le persone viste da una mongolfiera, dentro le città che abitano, sono fatte di diversità e comunanze.

A volte hanno bisogno di rallentare, regalandosi la possibilità di desiderare qualcosa, per loro stesse o per ciò che hanno intorno. Magari durante una pausa caffè.

Abbiamo pensato che ci piacerebbe provare a essere qualcosa che assomigli a quel momento.

Così proviamo a rallentare, a incontrare e a far incontrare, in un tempo che non vuole dimenticare con chi ha a che fare.

Abbiamo scelto un tema per un anno, quello della città che vorremmo e che, quando abbiamo il tempo per farlo, desideriamo. 

Abbiamo invitato persone nuove e vecchi compagni di viaggio a prendersi uno spazio per pensare a una città ancora da costruire, fatta di persone, relazioni, luoghi e valori, con la libertà di scegliere una parola che la rappresenti e racconti.

Ci proviamo, con i limiti e le potenzialità del momento che stiamo attraversando. Ancora innamorate dell’idea che la salute, qualsiasi cosa sia, non possa che stare nel mezzo, tra le persone, nelle piazze di questa città.

“Mongolfiere Tascabili” nasce da un presupposto semplice: pensare alla salute innanzitutto come curiosità per le alternative, come fame di dialogo, sociale e culturale.