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L’INVISIBILE, I SUOI CONFINI

L’esperienza artistica di Teatro della Sabbia

Ci sono autori che hanno segnato il nostro lavoro teatrale da subito. Italo Calvino e le sue “Città Invisibili” sono stati l’emblema di una ricerca indirizzata allo spazio vuoto, all’uso sintetico di luce, oggetti, musica – personaggi fondamentali in scena quanto gli attori in carne e ossa – oltre ad artisti fondamentali e trasversali: Klee, Vermeer, De Chrico, Melotti, Steinberg, Hopper, Piero della Francesca, Velàzquez.


L’astrazione è alla base di un lavoro drammaturgico essenziale, fondato sulla necessità di ogni gesto, azione, segno sulla scena. Nulla è lasciato al caso, anche la nudità dello spazio vuoto. Una pagina bianca in cui è possibile per lo spettatore far emergere un proprio immaginario personale, bacino cui attingere per ricostruire creativamente la realtà, anche dove questa si rivela lacunosa, degradata, marginale, per dare spazio a “ciò che inferno non è”.

E poi arriva Georges Perec, autore francese e tanto internazionale come Calvino, le cui vite si intrecciano in un gioco molto serio chiamato Oulipo. Un circolo di scrittori e intellettuali amanti del gioco enigmistico, della combinatoria, delle collezioni e delle variabili, che tentano di raccogliere tutte le possibilità del reale in una scrittura arguta ed elegante, perfetta come le costruzioni architettoniche gotiche, e di cui possiamo solo indovinare lo sforzo di composizione che c’è alle spalle. Brillanti e ironici, curiosi e poliedrici nella loro formazione culturale e civile, certamente i simboli di una rinascita post-bellica segnata dalla riflessione e dalla necessità di farsi testimoni di un nuovo mondo, scandito dal consumismo e dalle sciagure ecologiche e paesaggistiche di cui sapranno essere testimoni pungenti.
Insomma, quanto di meglio da leggere e da mettere in scena. Parole, immagini, suggerimenti dati dai cinque sensi per un teatro che possa raccontare ancora, da uomo a uomo, la bellezza e le contraddizioni del vivere la contemporaneità.


Gli autori di questo contributo sono Caterina Comingio e Vincenzo Muriano, fondatori dell’Associazione Teatro della Sabbia.

 

Fondato da Vincenzo Muriano e Caterina Comingio nel 2005, nasce nel segno di Italo Calvino con lo spettacolo "StazioneZero" ispirato alle sue Città invisibili, e nelle successive produzioni "Calvinopolis - Il simbolo delle città in Italo Calvino - Azione scenica in 4 luoghi", "Palomar", "Il guizzo delle effimere". Romanzi, racconti, novelle e testi teatrali sono materia viva su cui sperimentare a tutto campo, con contaminazioni tra i diversi linguaggi artistici: "Orlando's plays – places", "Mozart in viaggio verso Praga", "La lezione Mémoires", "Di-versi e di parole". Dal 2006 organizza rassegne dedicate alla giovane drammaturgia inedita: "Impronte, tracce del presente", "Paesaggi", "Distanze - Itinerari teatrali nella letteratura di viaggio", performance all’ interno della mostra "In-Cagli", conferenze sceniche su teatro, fotografia, musica e pittura "Sguardo -Guardo - Ardo. Verso l’Arte del Silenzio". Il ciclo "P – Istruzioni alla servitù" analizza il tema del potere e delle sue dinamiche. Il gruppo collabora a produzioni regionali più classiche quali "La vedova allegra", "Mio caro Verdi", "My Fair Lady". Le ultime produzioni sono "Che fai tu, luna, in ciel?" per il 450° Anniversario dalla nascita di Galilei e Shakespeare, "Gli asparagi e l’immortalità dell’anima" di A.Campanile, "Il pianto muto delle madri", "E tu, madre" di D.M. Turoldo con immagini fotografiche del M° Elio Ciol. A settembre 2018 ha debuttato "Solchi/Pasolini è il Luogo" drammaturgia originale liberamente ispirata a testi di P.P.Pasolini, E.Siciliano, D.M.Turoldo, C.Comingio, con la partecipazione del M°Elio Ciol. *Forse ogni storia narrata sembra scritta sulla sabbia. Essa si cancella nel suo compiersi*