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BALENÒ BACKSTAGE

Incontri che rendono possibile l’impossibile

8 settembre 2018. “Il mare a Palmanova. Rendere possibile l’impossibile”.

Una cena in azzurro per festeggiare i 40 della Legge Basaglia.

In Piazza Grande a Palmanova avete visto Balenò, una balena gonfiabile di 30 metri.

Quello che non avete visto è chi e cosa l’ha resa possibile.

Abbiamo chiesto all’Associazione A+AUD e agli operatori sociali del Consorzio Il Mosaico di raccontarci la loro esperienza alla Fabbrica di Balene.

 

REDAZIONE – La domanda sorge spontanea: cosa hanno a che fare degli architetti con la salute mentale e cosa ha a che fare la salute mentale con degli architetti?

A+AUD

Beh gli architetti sono esseri umani e come tutti, ambiscono a uno stato di benessere emotivo. Affermare che ci sia una netta relazione tra salute mentale e architettura ci sembra un po’ azzardato, ma sicuramente i luoghi in cui viviamo, gli spazi che abitiamo, influenzano i nostri movimenti, il modo in cui ci relazioniamo con gli altri, con noi stessi, con il mondo che ci circonda. Un architetto, secondo noi, non può essere indifferente a questo, deve domandarsi “cosa vi fa stare bene?” e farne materiale per il suo lavoro.

BIANCA

Bella domanda, probabilmente se si dovesse rispondere di getto direi “niente” o “poco”. Poi se ci penso un attimo, rielaboro l’esperienza vissuta, penso ai giorni della Fabbrica di Balene dico che qualcosa c’è.

Senza dubbio l’architettura rimanda a concetti come la precisione, le regole fisse e inopinabili e tanti calcoli. Però Balenò, anche se figlia probabilmente di uno schema ligio, è una figura straordinariamente non “precisa e banale”. Quindi, in comune col mio campo di lavoro l’architettura ha di sicuro: una folle idea alla base che qualcuno vuole realizzare, la consapevolezza che le cose possono crollare (ma che possono anche essere ricostruite) e tanta, ma tanta pazienza.

DONATO

Sicuramente la prima risposta che viene a questa domanda è la costruzione di un qualcosa che sia utile alla società e che permetta una vita comune in armonia con quello che ci circonda e che cambia. Per alcune opere servono coraggio e follia, superando i preconcetti: anche chi lavora in Salute Mentale deve fare uso di questa forza.

 

REDAZIONE – Balenò l’hanno vista e ammirata tutti. Ma ci raccontate quello che non abbiamo visto, ossia come è nata/come è stata costruita?

A+AUD

Al primo incontro con gli organizzatori, ci è stato detto: “Dobbiamo fare qualcosa di impossibile, dobbiamo portare il mare a Palmanova!”. In noi è scattata la stuzzicante molla della sfida. L’impossibile è anche riuscire a stupire con cose semplici, senza effetti speciali, materiali costosi o dispositivi high-tech. Volevamo realizzare qualcosa di enorme, che stesse a suo agio nell’ampiezza di Piazza Grande, ma allo stesso tempo che fosse facile da trasportare.

Abbiamo attinto alle nostre esperienze e al nostro background culturale, in particolare ci siamo ispirati ad alcuni pionieri dell’arte gonfiabile come Ant Farm e Franco Mazzucchelli, ma anche ai più recenti approcci di RaumLabor, Basurama, Plastique Fantastique.

Fu così che ci balenò alla mente quest’idea: il “nostro” Marco Cavallo, sarebbe stato… una balena gonfiabile! Un sogno che fluttua, che ci incanta con la sua presenza e ci fa tornare un po’ bambini. Un invito a meravigliarsi, a liberare la mente dai pesi che la aggravano e a godere, almeno per una sera, della leggerezza dell’effimero.

Balenò è stata realizzata grazie alle fatiche e agli entusiasmi di un gruppo di volontari e ospiti delle cooperative, durante un laboratorio di 5 giorni, allestito negli spazi dismessi della Caserma Ederle a Palmanova. Oltre al laboratorio in loco, la progettazione dell’opera ha richiesto giorni di ricerche e di sperimentazioni per trovare la geometria più armoniosa, i materiali più idonei e le tecniche di incollaggio più resistenti, oltre che lo studio dei passaggi per la sua realizzazione e l’organizzazione dei gruppi di lavoro. Piccoli dettagli che hanno fatto la differenza. 

Quello che in pochi hanno potuto vedere, è stata l’operosità dei volontari che con tenacia ed entusiasmo hanno steso, tagliato, piegato, incollato, accarezzato con cura e gentilezza chilometri di nastro adesivo, fidandosi di noi. Nessuno riusciva a immaginare veramente come potesse trasformarsi quella massa di tessuto informe e piatta, grazie a un po’ d’aria.

Quello che in pochi hanno potuto vedere è stato il primo gonfiaggio di Balenò, ancora dentro la Caserma – che ormai le stava un po’ stretta – e i nostri sorrisi che si accentuavano ad ogni minuto d’aria in più.

Quello che in pochi hanno potuto vedere, ma di cui noi sì, abbiamo potuto godere, sono state le emozioni provate dai chi, entrando scalzo dentro la pancia della balena, non poteva credere di aver realizzato qualcosa di così… impossibile!

BIANCA

La bellezza di Balenò è che è nata da un lavoro di gruppo nel vero senso del termine, forse uno dei pochi che mi è mai capitato di fare in prima persona.

Da lunghissime code di plastica azzurra, arrangiate con scotch nei punti giusti, tagliate e assemblate con il colore bianco. La cosa che ricordo meglio è la sovrapposizione delle code di plastica blu con lo scotch, bisognava essere almeno in tre! Uno che tagliasse i pezzetti di scotch, uno che tenesse ferme le code e un altro che posizionasse il nastro adesivo nei punti giusti! Quando ci avevamo preso un po’ la mano sembravamo una vera e propria catena di montaggio di Balene!

DONATO

Balenò è stata costruita partendo da semplici rotoli di plastica e su un progetto architettonico molto preciso ma che abbiamo poi scoperto essere molto adattabile, la polvere ci ha in parte ostacolato ma il nastro adesivo e la buona volontà dei partecipanti hanno permesso di ammirare ciò che il primo giorno di lavoro era impensabile.

 

REDAZIONE – Dopo questa esperienza, vedi il tuo lavoro/la tua professione in modo diverso? Cosa ti sei portato via da questa esperienza? Cosa vi ha aiutato a vedere del vostro lavoro questa esperienza?

A+AUD

Quest’esperienza, insieme a quelle che sono seguite, ci hanno fatto fare un passo avanti verso la comprensione di un importante valore: il mettersi in ascolto. Ci sono tanti altri mondi e modi di vedere il mondo oltre al nostro punto di vista… e noi siamo molto curiosi! Per entrare in contatto con questi “nuovi mondi” ci siamo resi conto che è necessario aumentare il tatto, l’attenzione verso chi si ha di fronte e instaurare un dialogo sensibile.

BIANCA

Anche se sembra banale, questa esperienza mi ha fatto davvero capire che l’impossibile può e deve diventare il suo contrario.

Ero molto perplessa quando ci è stato chiesto di coinvolgere le persone che seguiamo in questo laboratorio, pensavo che non potesse essere un’esperienza di loro interesse o che avrebbero portato a termine in maniera funzionale.

Esperienze di questo tipo mostrano a noi operatori che a volte i limiti esistono solo nella nostra testa, forse per paura, forse per senso di protezione, non lo so.

Dopo la Fabbrica di Balene ho capito e imparato che la novità deve essere presa con gioia e voglia di fare cose belle, questo inevitabilmente porterà a benessere e soddisfazione.

DONATO

Questa esperienza mi ha ancora di più confermato ciò che da anni ormai sperimento svolgendo queste attività e cioè la capacità di adattarsi dei vari membri di questi gruppi, vedere insieme lavorare utenti, operatori e in questo caso architetti, per un progetto comune fregandosene di vari aspetti che nella quotidianità ci potrebbero disturbare, mi porta sempre di più a pensare che uno è uno e mai va uniformato.

 

REDAZIONE – Architetti: 3 parole sulla salute mentale prima del laboratorio e 3 dopo. Operatori: 3 parole sull’architettura prima del laboratorio e 3 dopo.

A+AUD

Prima: distanza, cura, limite. 

Dopo: apertura, benessere, spontaneità.

BIANCA

Prima: noia, calcoli, precisione. 

Dopo: sana follia, gruppo, lezione.

DONATO

Prima: casta, sofisticati, megalomania. 

Dopo: adattabilità, lavoro, équipe.


Gli autori di questo contributo sono Associazione A+AUD, Bianca Tellini e Donato Acampora.

Grazie per il video all’Associazione A+AUD.

Settembre 2018. Ex Caserma Ederle di Palmanova. Persone che hanno a che fare con architettura, salute mentale, università e cooperazione sociale. Cinque intensi giorni di lavoro per un laboratorio sostenuto da Consorzio Il Mosaico e Associazione A+AUD all’interno dell’evento “Il mare a Palmanova. Rendere possibile l’impossibile”. Obiettivo: costruire una balena gonfiabile lunga 30 metri.